Quando pensiamo alle ancore la prima cosa che ci viene in mente è lo strumento per trattenere un’imbarcazione in un punto specifico del fondale di uno specchio d’acqua.
Il significato di ancore può avere due accezioni ed hanno una notevole influenza nella nostra vita quotidiana emotiva e produttiva.
Accezione positiva: Àncorati
Proprio come l’àncora di una barca quando salpa, porta a galla le alghe del fondale, anche un’àncora mentale, una volta che è stata creata, riporta alla mente elementi profondi, emozioni vissute del passato.
Il principio con il quale operano è stato spiegato, molti anni fa, dal fisiologo russo e premio Nobel Ivan Pavlov per i suoi esperimenti sui cani, sul condizionamento classico.
Aveva installato una cannula sui suoi cani in grado di misurare la salivazione, che si attivava ogni volta che veniva fatto vedere loro del cibo – lo stimolo incondizionato. In seguito aggiunse allo stimolo del cibo, il suono di un campanello – lo stimolo condizionato – e si accorse, con il passare del tempo, che togliendo il cibo, era sufficiente solo il suono del campanello per attivare il processo di salivazione. I cani avevano associato il cibo al suono del campanello.
Questi concetti sono stati ripresi dalla PNL (Programmazione Neuro Linguistica) per ricreare specifici sentimenti “a comando” al fine di superare momenti negativi, migliorare le proprie prestazioni e produttività, catturare l’attenzione degli ascoltatori, etc.
Questa tecnica permette di costruire in maniera consapevole uno stimolo in grado di attivare una risposta interna, per evocare uno stato desiderato (un’emozione, un ricordo, etc). Esistono diversi tipi di ancore: uditive (ricordo nel sentire canzoni, termini etc), visive (ricordo nel vedere un paesaggio, oggetto, etc), e cinestesiche (ricordo nell’annusare un profumo etc.)
Va inoltre ricordato che nel corso della nostra vita abbiamo creato moltissime ancore, in maniera del tutto inconsapevole, che a seconda dei momenti che viviamo ci ritornano alla mente sensazioni, profumi, emozioni.
Accezione negativa: Ancórati
L’ancoraggio qui è visto come bias cognitivo, che si manifesta, in maniera inconscia, nelle nostre menti, in base alla quantità di informazione che abbiamo a disposizione, su un determinato argomento per prendere decisioni.
L’ancoraggio è l’impatto decisivo che un’idea iniziale o un numero ha sulla successiva conversazione strategica. (Ad esempio, i numeri dell’anno scorso sono un’ancora implicita ma estremamente potente in qualsiasi revisione del budget).
Perché accade questo?
La nostra mente ci induce spesso a fare associazioni automatiche dovute alla nostra competenza inconscia “la cosiddetta persona esperta o finta tale che è dentro ognuno di noi”.
Per capire come funzionano le associazioni automatiche è utile descrivere i 4 livelli di apprendimento del cervello, a cui segue un esempio pratico:
Primo Livello: Incompetenza Inconscia
Non lo so fare, ma neanche so di non saperlo fare. Sono un ragazzo di 18 anni che vuole prendere la patente di guida “non so guidare l’auto e neanche so di non saperlo fare (non ho mai provato)”
Secondo Livello: Incompetenza Conscia
Non lo so fare ma a questo punto me ne rendo conto. “Ho provato a guidare, ma ora sono consapevole di non saperlo fare”
Terzo Livello: Competenza Conscia
Visto che non lo sapevo fare, decido di imparare. “Il processo di imparare a guidare richiede la mia massima attenzione”
Quarto Livello: Competenza Inconscia
Lo so fare. “Dopo aver fatto molta pratica, guidare non richiede più un mio controllo vigile. In questo stadio, nella maggior parte delle volte, l’abilità viene svolta o richiamata in automatico”
Una volta che ho acquisito conoscenza ed esperienza non rimetto più in discussione la capacità di guida.
A questo punto il cervello ha trasformato l’esperienza di guida in euristica per non far lavorare troppo il nostro cervello in modo conscio e consumare energie preziose.
In generale facciamo ricorso alla competenza inconscia nel risolvere problemi quotidiani, che non richiedono sforzi e che sono presenti (ancorati) a modelli mentali; ma quando le condizioni sistemiche cambiano il modello mentale potrebbe non essere più così efficace per la risoluzione dei problemi. Dice Daniel Kahneman, psicologo e premio nobel per l’economia, che se diamo a due “esperti” lo stesso problema e gli chiediamo di valutarlo, in che misura vi aspettate che le risposte sarebbero diverse, del 5-10%? La risposta è tra il 40 e 60 per cento, poiché siamo fondamentalmente overconfident (troppo fiduciosi) nel senso che saltiamo troppo velocemente alle conclusioni (competenza inconscia). Quindi fraintendiamo le situazioni, spontaneamente e automaticamente. E questo è molto difficile da controllare.
Altri tipi di ancoraggio, a cui assisto tutti i giorni, sono persone convinte che usare una metodologia o dei canvas sia la panacea per risolvere tutte le tipologie di problemi (competenza inconscia), anziché avere un approccio multi-disciplinare, a seconda del tipo di problema che si sta affrontando (competenza conscia).
I ricercatori chiamano questo effetto cognitive entrenchment (trinceramento cognitivo). Il Dr. Erik Dane della Rice University spiega che “Acquisendo esperienza nel dominio di appartenenza, si perde flessibilità per quanto riguarda la risoluzione dei problemi, l’adattamento e la generazione di idee creative.”
Quindi per essere più aperti mentalmente e meno ancorati nei nostri schemi mentali, basati sull’esperienza, bisogna passare da competenza inconscia a competenza conscia per un apprendimento continuo e rimettere costantemente in discussione la nostra esperienza, se vogliamo aumentare le nostre performance e migliorare la qualità della nostra vita.